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Dovremo prenotare anche l’accesso al bagno di casa?

Diversi sociologi, e non solo, stanno descrivendo questo periodo come un immenso esperimento sociale ove il “dopo” cambierà, rapporti, modelli di business, modo di lavorare, studiare e consumare. Il modello di vita a cui eravamo abituati, volente o nolente, ne uscirà stravolto. Prepariamoci.

Seppur liberi dalle restrizioni e privazioni di questi giorni di clausura forzata, dovremo adottare modelli di comportamento inediti affinché i divieti assoluti non mutino in duri ricorsi storici. L’Imperial Collage di Londra prevede una diretta proporzionalità fra i posti in terapia intensiva e la severità delle norme locali in termini di lockdown, caratterizzate da frequenti “stop & go” contraddistinti non da una curva, ma da molteplici curve che paragonano il domani ad un viaggio sull’ottovolante. Mezza vita a testa in giù, e mezza vita a testa in su, sperando con pochi giri della morte.

Più l’asticella della saturazione degli ospedali salirà, più dovremo tirare il freno a mano del nostro contesto sociale e, con esso, quello di chi ci sta vicino sia essere umano che città, provincia, regione o nazione. Se l’orizzonte temporale si estenderà per un periodo oltre l’anno, probabilmente vicino ai due, dovremo abituarci a vivere in una “shut-economy”; diverremo una società elastica dotata di paracadute pronto all’occorrenza, una società veloce a chiudersi su se stessa ove il pilastro della vicinanza fisica subirà notevoli scossoni.

Finché non verrà trovato un vaccino o una cura veloce e certa contro il Covid-19 non potremo tornare alla nostra normalità e se il tempo si dilaterà per settimane mesi o anni tale normalità prenderà nuove sfumature e significati.

L’estate italiana si avvicina e proveremo a salvarla.

Entreremo nella “booking economy”, una vita su appuntamento. Un calendario scandito dalle prenotazioni gestite da variegate app. , dal barbiere, alla palestra, dal ristorante al medico. Per buona pace dei ritardatari cronici.

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Chi invece rischia di pagare il conto più salato sarà la “sharing economy”; stiparsi in auto con degli sconosciuti o prestarsi oggetti non è proprio l’apoteosi della sicurezza sanitaria e dell’igiene. L’uso per un po’ lascerà il passo al possesso.

A rendere meno congestionato il sistema di trasporti sicuramente sarà lo “smart working” ovvero il “remorte working” più adatto agli usi e consumi del contesto lavorativo della old economy. Analisti americani hanno previsto che fra il 15% ed il 25% degli impiegati continuerà la sua attività lavorativa da casa, anche quando la pandemia si sarà ridotta. Questo favorirà lo sviluppo di software per il project management e la video conferenza.

Scuole e università volgeranno sempre più verso la migrazione all’online attraverso una didattica più vicina e consona alle nuove generazioni caratterizzate dall’iperconnessione, spesso solitaria. Una malinconica etichetta che cattura la vita di questi giorni.

A garantire che la rete non collassi sarà necessaria un’accelerazione negli investimenti nel 5G, la rete mobile ultraveloce. Secondo recenti studi nel 2025 vi saranno nel mondo oltre 2,5 miliardi di abbonamenti al 5G ed oltre il 65% della popolazione mondiale sarà coperta da tale servizio. Saremo voraci di informazioni e dati, ne consumeremo un multiplo rispetto a quello consumato fino ad oggi.

Delivery o non delivery. Sicuramente delivery. A fronte della chiusura in casa molti abitanti dell’italico stivale stanno sperimentando l’home delivery non solo delle grandi catene della GDO, ma anche da parte di ristoranti e commercianti che si sono trasformati in ingegnosi fattorini, ove l’ottimizzazione del tempo e della logistica è divenuto uno dei segreti per migliorare le consegne.

Almeno fino ai furgoncini automatici. 

Testo reddatto Cristian Marchina di B-Farm.it e copia pubblicata anche in Pulse di Linkedin